RACCONTO  – Folla

RACCONTO – Folla

Guarda a terra. Così tanti piedi intorno da non lasciare spazio per le ombre. Piedi distanti solo pochi centimetri dai suoi. Alcuni più o meno stazionari accanto ai suoi, altri che si muovono, che passano. Vede cambiare la forma delle scarpe, i colori, il passo. Alcuni avanzano delicatamente, altri si fanno spazio con decisione, torcendosi e infilandosi negli spazi vuoti per spingersi avanti. 

Fissando quel flusso, la vista si sdoppia e la prospettiva assume una tridimensionalità mobile che sembra risucchiarlo verso il basso. Gli gira la testa.

Rialza lo sguardo. Davanti al viso solo una ventina di centimetri di respiro. Tutt’intorno teste, capelli di varie sfumature, sorrisi e sguardi talvolta posati sul suo, ma senza interesse. Si volta, nessuna via di fuga a meno di torcersi e spingersi avanti come quei piedi coraggiosi che ha visto decisi. Prova a stringersi nelle spalle, quasi che a farsi più piccolo possa guadagnare più spazio vitale. Il risultato è opposto: l’area liberata genera un piccolo varco e viene subito riempita.

Qualcuno gli mette la mano sul braccio per passare. Si spaventa, si gira di scatto. Quello neanche lo guarda, è voltato dall’altro lato, parla con l’amico. Lui ritira anche il petto, si sbilancia e cozza contro una ragazza alla sua destra. Si rimette in equilibrio. Con la paura di spostarsi, per guardarla ruota solo la testa estendendo un po’ il collo. Bofonchia delle scuse. Lei non sente e non sembra preoccuparsene. Con la coda degli occhi la vede che chiacchiera e ride. Poco più in là vede delle braccia alzate che fanno da cornice a uno stonato coro di voci femminili.

Raddrizza la testa. Davanti a sé ora ha le ginocchia di un bambino appollaiato sulle spalle di un uomo giovane e prestante. Insieme gli paiono una presenza enorme, ora anche lo spazio più in alto di lui è occupato. Il giovane lo guarda e sorride di un’intesa complice come se lui fosse partecipe del suo stesso pensiero. Prova a ricambiare la cortesia, ma le labbra si increspano in una smorfia.

Comincia a mancargli il fiato. Ha la sensazione di aver esaurito le riserve. Gli gira troppo la testa. La vista si sdoppia di nuovo. La folla che lo circonda diventa un flusso ondeggiante, che sospinge un carico di voci e borbottii confusi. 

Ora le mani vicine non si limitano a sfiorarlo. Lo cercano, vogliono attirare la sua attenzione, lo chiamano. Al senso di soffocamento si aggiunge il fastidio. Cerca di divincolarsi, ma fatica a stare in piedi. Inciampa. Si appoggia a qualcuno per poi ravvedersi subito. Non vuole aiuti, non quegli aiuti. D’improvviso sembra più facile avanzare. Non si chiede perché. Cerca solo la via d’uscita. Accelera l’andatura. Sente di lasciare indietro qualcuno che vorrebbe trattenerlo. Sente pronunciare il suo nome. Vorrebbe tapparsi le orecchie. Prosegue. Non si ferma neanche quando non sente più le voci. Non si ferma neanche quando attorno ci sono solo muri e cancelli. Barcolla ogni tanto, si aiuta allora con le mani sugli appigli che offre la strada. Fatica quando comincia la salita. Potrebbe rallentare e respirare meglio adesso, ma sa che non basterebbe. Ansima, ma sale ancora.

Arriva ai giardini sul crinale della collina. Si appoggia alla ringhiera verde di un terrazzo naturale affacciato sul panorama a valle. Prende fiato. Comincia a rilassarsi. L’aria fresca dissipa la nebbia della mente, la vista torna lucida. Si sente molto stanco. Si volta, dando le spalle al panorama si appoggia con la schiena alla ringhiera. Guarda l’albero davanti a sé. Stremato, fa qualche passo e va a sedersi sotto l’albero, con la schiena poggiata al tronco e le gambe distese in avanti.

Chiude gli occhi. Respira. Si gode l’aria e il silenzio.

Comincia a calmarsi. La sensazione di una presenza gli fa rialzare le palpebre. Un uomo è in piedi davanti a lui. È un volto conosciuto, ma per un momento la mente torna confusa.

-Da dove scaturisce quel panico? 

-Io non lo so – gli pare di non proferire parola da tanto tempo. Il suono della sua stessa voce lo stupisce. 

-Ti mancava l’aria? 

-Sì, c’era troppa gente. 

-Dove? 

-Giù… 

-Giù tra le tue mani? 

-Tra le mie mani? No, non … 

-Guardati nelle tasche.

Lui, remissivo,  si fruga nelle tasche della giacca. Nella sinistra trova un bloc-notes dalla copertina azzurro-chiara. 

-Coraggio – l’uomo ha la voce paziente, con un gesto lo invita a sfogliare il blocchetto.

Lui obbedisce. Vede i disegni: scarpe multiformi, teste, capelli di varie sfumature, occhi e sorrisi, due amici che parlano, una ragazza che ride, altre ragazze con le braccia alzate, un bambino appollaiato su un giovane uomo.