– Allora, non vedi altro?
– Pazienta, figliola, pazienta.
– Sì, nonna, paziento, ma devo andare, alle quattro comincio a lavorare.
– C’è ancora tempo.
– Sono già le tre.
– Sono appena le tre, figliola. Dipende tutto dai punti di vista.
La giovane sbuffò e cominciò a tamburellare con le unghie sul tavolino. La vecchia non le badò.
Nella cucina filtrava la luce calda del pomeriggio. Fuori c’era silenzio. Alle tre la città vecchia era ancora immobile, ovattata nella siesta del dopo pranzo. Da lì a un’oretta le strade avrebbero cominciato a risvegliarsi.
– Forse dobbiamo bere un altro caffè.
– Ma nonna ne abbiamo già bevuti tre, lo sai benissimo che non funziona così.
– Sei tu, tesoro, che non ti accontenti. La tazza parla, ma tu vuoi di più. Tu vuoi quello che vuoi. Allora continuiamo finché non lo otterrai.
– Mi stai prendendo in giro?
– Un po’, figliola, solo un po’.
– D’accordo, ho capito. Mi hai detto dell’università, mi hai detto della mamma, del prossimo viaggio e persino del lavoretto che sto facendo e di cui non mi importa niente.
– È un lavoro importante in questo momento. Non denigrare mai ciò che ti permette di mantenerti.
– Sì, ho capito, ma io volevo sapere di Amir, nonna. Non mi hai ancora detto niente di lui.
– Non è colpa mia, è il caffè.
– Sei tu che lo leggi! Ci sarà pure qualche segno che riguarda l’amore o no?
– Tutto riguarda l’amore, figliola.
– Ma sì va bene, la Creazione è un gesto d’amore e viviamo tutti in una enorme bolla di amore e bla bla bla, ma questo particolare amore, nonna. Questo amore terreno, io voglio sapere se durerà, se Amir mi ama davvero. Voglio sapere se è l’uomo della mia vita.
– Quanti “voglio”, nipote mia. La vita è fatta di possibilità, non di pretese.
– Se la metti così, allora non dovrei “volere studiare” o “volere costruirmi un futuro”.
– Tu hai la possibilità di studiare, molti non ce l’hanno. Tu stai solo cogliendo nel modo più conveniente le opportunità che la vita ti offre.
– Esiste il libero arbitrio, nonna.
– Certo, che ti permette di scegliere se cogliere o meno certe opportunità.
– Va bene, va bene, ma allora se è la vita a offrire tutto, allora è tutto scritto e quindi dovresti vederlo scritto nei fondi del caffè. Non è questo che fai? Allora dimmi di Amir.
– Quanta impazienza, figliola.
– Devo andare! Uffa. Mi hai sempre aiutato. Perché adesso non vuoi? Ecco forse hai visto qualcosa di negativo e non vuoi dirmelo? Lo sapevo, Amir mi lascerà.Non agitarti inutilmente. Il caffè non ha parlato. Tutto qui.
– Tutto qui? Ma se è solo questa la cosa che ho chiesto! E tu non riesci a vedercela?
– Sarà colpa mia.
– No, scusa, non volevo dire questo.
– Ti piace questo ragazzo, figliola?
– Sì, molto.
– Quando ti guarda, vedi amore nei suoi occhi?
– Sì.
– Allora non c’è niente che il caffè possa dirti di più dei suoi occhi, mia cara.
– E se mi illudo? Se non è sincero?
– Se ti illudi, non sono i suoi occhi a mentire, ma i tuoi.
– E se non durerà? Se fra un po’ di tempo, passerà l’amore? Non si può vedere almeno questo?
– Vuoi vedere se durerà l’amore o il vostro stare insieme?
Il vecchio orologio batté le tre e mezza e un buffo cuculo di legno arancione con gli occhi grandi e lo sguardo verso l’alto, uscì dalla piccola porta sopra il quadrante per avvisare.
– Accidenti, devo andare o arriverò in ritardo.
La ragazza si alzò di scatto, prese il foulard che aveva poggiato sul dorso della sedia e se lo passò intorno al collo. Afferrò la borsetta sul tavolo, dette un bacio sulla guancia alla vecchia e fece per andare. Ci ripensò, si girò di nuovo verso l’anziana donna e la strinse in un abbraccio. Senza riguardarla negli occhi, corse verso l’uscita.
– Buon lavoro, tesoro.
– Grazie! – replicò la giovane, mentre si chiudeva la porta alle spalle.
La vecchia rimase seduta senza scomporsi. Guardò le tre tazzine sul tavolo. Prese quella del primo caffè e ci guardò di nuovo dentro. Sorrise placidamente.
Un racconto davvero bello, caldo e avvolgente come il profumo del caffè. E poi, dai, rispetto al mese scorso qui siamo certi che non muore nessuno. Continua così! Ma… Amir?
AMIR E GLI DEI
In una stanza. Si discute.
– Povera ragazza.
– Povera ragazza? Ma non è povera!
– Sì, ma lei non lo sa.
– Non lo sa… ancora, vorrai dire.
– Non lo sa e basta, non lo sa e soffre.
– E Aion cosa ne pensa?
– E’ di là, sta rifacendo Amir.
– Rifacendo Amir?
– Sì, così com’era non andava; non l’avrebbe mai amata…
– Ma bene! Adesso cosa facciamo? I ruffiani?
– No, ma era un peccato…
– Guarda, non cominciare… Piuttosto, siete sicuri che si possa fare?
– Sì, l’importante è non perdere niente. Il vecchio Amir lo usiamo un’altra volta.
– E la nonna?
– La nonna va bene così.
– Ah, meno male…
Dall’altra stanza entra Aion.
– Ho finito. Piuttosto, smettetela di parlare così forte, volete farvi sentire? La nonna è ancora là che guarda i caffè…
Proprio bello sto racconto! Dal sapore orientale, la tonalità saggia della nonna che piano piano arriva dritta al cuore della duplice natura delle cose.. Mantra del mese:la vita è fatta di possibilità non di pretese! Mitica nonnetta
Dipende tutto dai punti di vista.
🙂
racconto illuminante!