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ARTICOLO – Una mente stabile

ARTICOLO – Una mente stabile

Di recente è uscito l’ennesimo articolo su “The Iceman” l’uomo capace di resistere alle minime temperature e ideatore di un metodo di allenamento al freddo, che è ormai diventato un grande business. Il metodo, si dice nell’articolo, poggia su tre pilastri: «respirazione, esposizione al freddo e forza mentale». Uscendo dal contesto artico e immergendoci nelle profondità del mare, che la forza mentale sia strettamente connessa con la respirazione è una verità che conoscono bene anche gli esperti apneisti. 

«Quando il respiro è instabile, la mente è instabile; quando il respiro è stabile, la mente è stabile e lo yogin raggiunge la stasi: perciò è necessario controllare il respiro»[1].

Così recita la Pradipika e così si apre la mia lezione “Le arie vitali”. Portare l’attenzione al respiro tende a calmare la mente e ciò è facilmente sperimentabile in soli pochi minuti di raccoglimento. Stabilizzare la mente porta a stabilizzare anche il corpo e di conseguenza dispone ad affrontare meglio la pratica degli āsana. D’altro canto vale spesso e volentieri il contrario: gli āsana sono utilizzati per stabilizzare la mente attraverso la stabilizzazione del corpo. 

Entrambi, āsana e respiro, devono la loro efficacia in questo senso all’azione che esercitano sui cosiddetti canali energetici, le nādī. Le nādī sono i canali in cui scorre il prāna e sono qualcosa di paragonabile ai più conosciuti meridiani della Medicina Tradizionale Cinese (MTC). Non esiste nella letteratura yoga una mappatura così dettagliata dei canali energetici e delle loro influenze come nella MTC.

Respirazione
Una mappatura delle nādī [2]
C’è da dire che l’accuratezza della fisiologia mistica dello yoga non è mai stata imprenscindibile: già dalle sue origini molte scuole differivano riguardo il numero, la disposizione e la funzione di determinati elementi quali chakra, nādī, ecc. [3] . Certi principi pseudo-anatomici costituivano soprattutto un riferimento per direzionare la concentrazione nel corpo. Ciononostante le intuizioni yoghiche si dimostrano oggi come allora plausibili, e le tecniche correlate efficaci nel raggiugnere lo scopo desiderato. 

Lo scopo del prānāyāma è il controllo delle energie vitali.

Attraverso gli esercizi respiratori e i bandha e le mudrā collegati, l’energia all’interno dei canali può essere controllata, rallentata, incanalata, direzionata e infine sospesa: è infatti con il trattenimento dell’aria che si accede agli stati superiori di coscienza. Gli āsana invece aprono, distendono, allungano, ammorbidiscono tutto ciò che circonda le nādī (articolazioni, muscoli e organi), così che l’energia sia libera di fluire costantemente al loro interno. Le nādī possono di fatto essere compresse o bloccate proprio come un vaso sanguigno o linfatico può essere compresso o ostruito. Quando ad esempio il collo è particolarmente contratto a livello muscolare rischia di comprimere i vasi sanguigni e quindi ostacolare l’afflusso di sangue al cervello (uno dei tanti motivi del mal di testa). Gli āsana con i loro effetti di decontrazione e ossigenazione dei tessuti aiutano a ripristinare la normale circolazione [4]. 

«Coloro che conoscono la verità sanno che il pranayama aiuta a dissolvere le impressioni latenti stabilizzando ed eliminando le vibrazioni delle arie vitali: questo si ottiene con la pratica costante del controllo del respiro, l’esercizio delle facoltà logiche secondo la guida del Guru, la pratica degli asana dello Yoga e un’alimentazione adeguata» [5].

Il prānāyāma, gli āsana, l’alimentazione e il giusto atteggiamento mentale mantengono un equilibrio psico-fisico che a livello mistico è dato come corretto fluire del prāna nel corpo. Le vibrazioni del prāna, intese come instabilità di determinate funzioni [6] sono in questo modo eliminate e se tutto il corpo è stabile, anche la mente non è più disturbata, neanche dai pensieri più radicati nell’inconscio. 

In realtà più che eliminare le vibrazioni del prāna, lo scopo delle pratiche è di armonizzarle affinché la corrente fluisca in maniera equilibrata, e perché poi da questo equilibrio si possa poi trascendere a un livello più sottile, che sublima le energie sul piano spirituale. 

Una vibrazione instabile può essere armonizzata con una vibrazione armonica.

La combinazione di āsana, prānāyāma, mudrā e bandha, e suoni come i bija-mantra mette insieme i benefici di ogni singolo elemento amplificandone il risultato e inducendo questa armonizzazione.

 

Respirazione
Supta baddha-kona-āsana con yoni-mudrā e il bija-mantra MA – qui praticato con sostegni.

Il suono è parte integrante del respiro stesso, tanto che il suono che si emette nella respirazione profonda (ujjayi) si trasforma facilmente in uno dei mantra vedici per eccellenza: so ham, “io sono quello”: 

«Il Prana esce con il suono ham ed entra con il suono sa. Tutti recitano inconsapevolmente questo mantra Hamsa attraverso la respirazione. Il Guru insegna a recitare questo mantra in modo inverso, come soham, facendolo risuonare nella Sushumna nadi» [7].

Il mantra so ham è ripetuto costantemente per tutto l’arco della vita, perché l’aria costantemente si muove nel corpo. Questo movimento è ciò che genera l’energia del corpo, perché l’ossigeno è il nutriente primario per la vita. Per questo l’aria proprio come fosse cibo viene in un certo senso digerita anche al livello dell’addome, dove alimenta il cosiddetto fuoco gastrico. Il fuoco digestivo è solo una delle diverse correnti di prāna [8], una delle forme e delle funzioni che assume nell’organismo: 

«L’aria vitale si muove costantemente in questo corpo, entrando e uscendo; il controllo del respiro è quello in cui si rimane sempre consapevoli, sia durante la veglia che durante il sonno. Pūraka è il contatto del corpo con il respiro diretto verso l’alto, attraverso lo spazio delle 12 dita. L’apāna è la luna che mantiene il benessere del corpo, mentre il prāna è come il sole o il fuoco, che riscalda il corpo dall’interno» [9].

Essendo il fuoco gastrico alimentato anche dal cibo, la dieta deve essere adeguata, come recita la citazione sopra. Proprio come il respiro anche la dieta determina la stabilità della mente, ma questo apre a un’ulteriore discussione, che magari troverà in futuro il suo luogo e il suo momento dedicato. 

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  1. Hatha-yoga-pradipikā, 2.2.
  2. Immagine presa dal sito: https://www.healingenergytools.com/nadis-subtle-channels/
  3. «Questo, ancora una volta, è perché certi elementi della fisiologia yoga, in particolare chakra e ādhāra, non sono un risultato dell’osservazione empirica dello yogin, ma piuttosto parti di una installazione visualizzazione sul corpo di una metafisica tradizione-specifica e di uno schema rituale» (traduzione mia da J.Mallinson and M.Singleton, Roots of Yoga).
  4. Si pensi anche alla connessione tra muscolatura rigida e incapacità di movimento respiratorio nell’area interessata, come ho spiegato nel mio precedente articolo “Dimmi come respiri e…”.
  5. Annapurna Upanishad 4.85-87.
  6. Si ricordi che le varie correnti del prāna, prāna-vāyu, sottendono tutta una serie di funzioni dalla digestione al linguaggio.
  7. Yoga Sikha Upanishad, 1.5.
  8. Si tratta di samāna-vāyu.
  9. Annapurna Upanishad, 5.25-29.
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