«Secondo uno studio del 2012, i ricercatori Melanie Rudd, Kathleen D. Vohs, e Jennifer Aaker hanno scoperto che le persone che provano meraviglia e stupore, guardando per 60 secondi paesaggi mozzafiato della natura, avvertono che il tempo trascorre più lentamente rispetto ad altre persone che hanno esperienza di un’altra emozione positiva più generica» [1].
Chi pratica meditazione non è nuovo a questo rallentamento del tempo. Ciò che emerge in una pratica di concentrazione soddisfacente è talmente interessante e sorprendente che altera la percezione del tempo trascorso. Si può dire lo stesso di un momento passato felicemente.
La vista di un bel tramonto, una buona pratica meditativa o di hatha-yoga ben concentrata e un momento giocoso o piacevole sono accumunati dall’esperienza di sospensione temporanea del pensiero, che dona immediato benessere alla mente. Ho trattato questo argomento nel mio precedente articolo “Dove sta la felicità”, dove affermavo che quella sospensione è il ponte per il collegamento con l’infinito o con Dio.
Un bel tramonto induce facilmente ispirazioni poetiche o spirituali, ma non è così scontato pensare che quella stessa vista può migliorare la soddisfazione generale della vita.
«Uno studio ha dimostrato che l’esperienza dello stupore, intesa come emozione positiva, può ampliare la percezione del tempo e migliorare la soddisfazione della vita» [2].
I benefici fisiologici e neurologici della progressiva sospensione del pensiero sono ormai noti per i numerosi studi sulla meditazione [3], ma il senso di appagamento non è dovuto solo agli effetti della meditazione sulla salute mentale.
«Vivere lo stupore aumenta l’attenzione sul presente – si “sente che le proprie esperienze sono più piene» [4].
L’esperienza dello stupore è un’esperienza di attenzione. Solo quando ho occhi per guardare e sensi ricettivi per sentire, posso cogliere ciò che la vita ha di stupefacente da offrirmi. Un tramonto suscita sempre meraviglia, anche quando lo si guarda ogni giorno per tutto l’anno e così molti altri fenomeni naturali. La vita odierna colma di impegni e compiti da assolvere fa sì che si smetta di coltivare questo rinnovato senso di stupore. Si tende più facilmente a meravigliarsi di qualcosa di completamente insolito e mai vissuto.
Anni fa una trasmissione radiofonica raccontava l’esperienza di riscoperta del mondo da parte di un giovane uomo che aveva subìto un’amnesia retrograda globale [5]. Lo slogan del programma era: «Da allora ogni volta è una prima volta». Ragionando a lungo su questa idea ho sempre pensato che fosse limitante attribuire questa condizione solo a chi ha perso la memoria.
La verità è che per ciascuna persona ogni volta per ogni cosa è la prima volta.
Lo hatha-yoga insegna bene questo concetto. Un āsana non è mai uguale a se stesso quando anche lo si ripeta ogni giorno o persino più volte al giorno. Questo perché non ci sono mai due momenti perfettamente identici: cambiano le condizioni atmosferiche, cambiano le circostanze intorno, cambia l’umore, cambia il corpo. Le variabili sono così tante che ripetere la stessa combinazione è pressoché impossibile. Il corpo per esempio cambia in base al momento della giornata per via della luce, della vicinanza o lontananza dai pasti, per le ore di sonno, per le attività che si sono svolte, per fatica fisica più o meno sentita, ecc.
Per non parlare dei cambiamenti più radicali: le donne sanno bene come cambiano mente e corpo in base al giorno del ciclo in cui si trovano. Infine ogni giorno il corpo si evolve, cresce o invecchia, quindi cambia. Il grado di avanzamento dello yogin si misura non tanto dalla sua capacità di eseguire tecniche difficoltose, ma proprio dalla sua capacità di percepire i minimi cambiamenti.
Lo hatha-yoga acquisisce grande fascino in questo suo mostrare ogni giorno qualcosa di nuovo di se stessi.
È la capacità di ascolto la chiave dello yoga e questa capacità può essere estesa a tutto nella vita. Ogni giorno un tramonto sarà diverso da quello del giorno precedente perché cambiano le condizioni esterne, e quelle interne di chi osserva. Così si vive pienamente nel presente e si riempie di percezione e stupore ogni istante. Perciò la soddisfazione della vita migliora: perché la si riempie di bellezza.
La bellezza genera stupore, ma deve essere accompagnata dalla capacità di cogliere quella bellezza.
Guardarsi intorno, aprirsi alla vita, cambiare il modo in cui si guarda alle cose e alla vita stessa aiuta a ripristinare l’esperienza fondamentale dello stupore, l’esperienza della prima volta.
La sequenza che ho proposto nella lezione “Un’esperienza più piena” mira a sviluppare il senso di osservazione partendo proprio dalla domanda: «Quanto osservo con attenzione e quanto invece senza consapevolezza? E quanto do per scontato quello che vedo?». A seguire gli esercizi per gli occhi vogliono ricordare di guardarsi intorno.
La posizione del bambino felice, come recita il nome stesso, rammenta la felicità che si prova nell’esplorazione di sé e del mondo. La sfinge così come il passo egiziano riportano la memoria agli enigmi del passato, perché anche lo sguardo nel tempo può generare stupore. E ancora la posizione del cane invita a svegliarsi quando si è davanti al nuovo, mentre la posizione del cuore aperto e dei piedi alle mani insegnano l’apertura e l’abbandono di fronte a ciò che la vita propone.
Infine è il modo di guardare alle cose che rende le cose stesse nuove e interessanti. La meraviglia si genera anche dalla volontà di stupirsi, dal trattenere quel lato infantile che è benefico anche nell’uomo adulto, la curiosità e una buona dose di ottimismo. Coltivare questo tipo di atteggiamento fisicamente e fisiologicamente è molto più semplice di quanto si possa pensare: se le difficoltà della vita minano il mio umore e questo cambia la mia espressione del volto rendendola seria e cupa, cambiare l’espressione del volto può generare un cambio di umore e in qualche modo alleggerire il modo in cui si affrontano le difficoltà della vita.
La leggerezza serve a distogliere lo sguardo dai fardelli quotidiani e portarlo verso il nuovo e lo stupefacente.
«Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era» (José Saramago, Viaggio in Portogallo).
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- https://www.armoniapaleo.it/lifestyle/item/844-la-meraviglia-puo-migliorare-la-soddisfazione-di-vita.
- Ibidem.
- Per un veloce riassunto: https://www.neuroscienze.net/cervello-e-meditazione/.
- Cfr. nota 1.
- https://www.raiplayradio.it/programmi/amnesia/.