Quando si parla di “flusso” nel contesto dello yoga, si pensa generalmente alla pratica degli āsana eseguita senza soluzione di continuità, in maniera fluida appunto. Che si tratti di stili moderni e dinamici, o del più classico hatha-yoga, in questa modalità si presta attenzione a ogni movimento e i passaggi tra una posizione e l’altra diventano importanti quasi quanto gli āsana stessi.
A un piano più sottile, il flusso nello yoga è legato al concetto di prāna, che fluisce appunto nel corpo. Quando il prāna si equilibra perfettamente e i chakra sono aperti, sarà l’energia preponderante, Kundalinī, a scorrere nella sua risalita verso la testa.
Andando oltre anche al piano energetico, quando si parla di flusso nello yoga, ci si riferisce alle impressioni instillate già dalla nascita (dalla vita precedente), che determinano l’atteggiamento della persona:
«Il fiume delle impressioni (vāsanā) che scorre attraverso territori buoni e cattivi deve essere deviato con lo sforzo umano e portato nella giusta direzione: è lo sforzo umano che educa la mente trattandola come un bambino da istruire» [1].
Le vāsanā sono le tendenze della personalità e direzionano anche i pensieri. I pensieri sono presenti nella nostra mente in un flusso continuo, che si ferma solo nel sonno profondo o nella meditazione. Il raggiungimento del più alto stato meditativo, primo e anticamente unico scopo dello yoga, è necessario in quanto è solo in assenza di pensieri (e di vāsanā) che si può conoscere la propria vera natura.
Per arrivare a questo stadio è prevista una lunga disciplina del corpo e della mente. I precetti di yama e niyama [2] per esempio sono dati negli Yoga-sūtra proprio per educare la mente. La necessità di un’educazione mentale deriva dal fatto che i pensieri negativi e incontrollati generano incessante confusione, agitazione e ansia, tutte condizioni che rendono difficile arrivare a uno stato di assenza di pensiero.
Nella fisiologia mistica dello yoga, ma anche nel comune immaginario anatomico, i pensieri negativi sono collocati in basso nel corpo per ovvi motivi: chi è preda di pulsioni sessuali sembra “ragionare con i genitali”, per altre emozioni forti si parla di “pensare e agire di pancia”, mentre il buon carattere è associato al buon cuore e la ragionevolezza al cervello.
«Uno dovrebbe impedire alla mente di fluire verso il basso, proprio come il flusso di un fiume è bloccato dalla costruzione di una diga. Dopo aver fermamente abbandonato ogni contatto con gli oggetti esterni rivolgi la mente all’interno e rifletti su ogni cosa all’interno di te stesso, anche quando impegnato in varie attività» [3].
La meditazione camminata o la pratica del silenzio [4], conosciute perlopiù in ambito buddista ma contemplate anche nel mondo yoga, sono esempi di come educare la mente anche quando si è impegnati in attività. Nella lezione “Il fiume delle impressioni” lo scopo è lavorare su entrambe le indicazioni: dirigere i pensieri verso l’alto e mantenere la concentrazione all’interno – la piena consapevolezza – anche nei momenti di maggior impegno fisico.
Questo esercizio combinato, tipico dello hatha-yoga, secondo la fisiologia mistica permette di far emergere il cosiddetto nada, il suono interiore, che ha la stessa risonanza della sillaba universale [5] e che, finché ristagna in basso, è impercettibile:
«Nelle persone illuminate, il Pranava è rivolto verso l’alto, mentre nelle persone ignoranti è rivolto verso il basso. Chi possiede questa conoscenza comprende i Veda. Nella forma sonora dell’anahata, il Pranava risale verso l’alto. E’ continuo come il flusso dell’olio e riverbera come una campana. Culmina nel Brahman, a un livello che non può essere espresso a parole ma viene penetrato dall’intelletto dei grandi saggi. Chi lo conosce è considerato un Rishi dei Veda» [6] .
Chi conosce questo suono è considerato un saggio, perché il nada è il segno che il percorso di apertura dei chakra è stato completato. A questo stadio l’energia ha raggiunto la coscienza ampliandone gli orizzonti, ma soprattutto la vera natura dell’Essere si è rivelata al di là della mente, al di là del flusso dei pensieri, che condiziona la coscienza dando una errata percezione di sé:
«Questo condizionamento mentale o ignoranza, ha un’esistenza solo momentanea, tuttavia, poiché continua a fluire, sembra permanente, come un fiume. Poiché è in grado di velare la Realtà, sembra reale, ma quando si cerca di afferrarlo, si scopre che non è nulla» [7].
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- Muktika Upanishad, 2.2.1-9.
- Per una sintetica spiegazione si veda l’articolo della collega Cinzia Picchioni: http://www.leviedeldharma.it/yama-e-niyama/ .
- Yoga Vasistha, cap. 3 La storia del Re Janaka.
- https://en.wikipedia.org/wiki/Mauna_(silence) .
- Om è il suono primordiale, detto Pranava, che letteralmente significa “udire un ronzio”.
- Yoga Chudamani Upanishad.
- Yoga Vasistha, cap.3, La storia di Lavana.