ARTICOLO – A contatto con le emozioni

ARTICOLO – A contatto con le emozioni

La Luna rappresenta nella fisiologia mistica dello yoga il femminile, la parte emotiva e intuitiva della persona, legata alla parte sinistra del corpo e quindi all’emisfero destro del cervello. 

Che la Luna sia legata al femminile è un’idea tipica di molte culture, tanto che Jung la fece diventare a tutti gli effetti archetipo del femminile. 

In una società dove l’uso dell’emisfero sinistro è stato esclusivo e in cui tutt’oggi rimane preponderante, non solo le facoltà dell’emisfero destro non sono abbastanza allenate, ma l’intuito e il riconoscimento delle proprie emozioni sono spesso totalmente invalidati. Dopo due o trecento anni di questa supremazia “destra” è naturale che nell’ultimo secolo si sia avvertita la necessità di recuperare questa mancanza ed è uno dei motivi per cui la psicoanalisi, la meditazione e l’espressione libera della propria creatività sono venute o tornate a fiorire. 

Quando le emozioni sono chiare è più facile capire in che direzione muoversi, quali scelte compiere, chi tenere vicino a sé e da chi allontanarsi.

Un intuito ben funzionante aiuta nel processo decisionale e quando si abbia abbastanza dimestichezza con l’intuito, conoscenza di sé e sicurezza delle proprie competenze, ci si può anche permettere di confidare direttamente sull’intuito senza bisogno di ulteriori razionalizzazioni. 

È questa la fiducia che ogni persona dovrebbe poter realizzare dentro di sé. Naturalmente serve prima costruire e stabilizzare non solo il contatto con la propria interiorità, ma anche delle competenze, delle conoscenze. Una volta stabili, questa stessa fiducia può essere estesa agli altri: 

«Diamo fiducia perché ci aspettiamo qualcosa di buono da qualcun altro, ma non ne siamo certi, tuttavia le cose che sappiamo (il carico cognitivo) e quelle che sentiamo (carico emotivo) sono qualcosa di più di una mera speranza, quindi dopo aver fatto una sintetica ricognizione dei costi e dei benefici futuri, abbandonando le esitazioni, ci inoltriamo nel rapporto fiduciario» [1]. 

La lezione “Qualcosa di buono” lavora proprio su questo processo: con il saluto alla Luna, Chandra-namaskāra, e il respiro lunare, chandra-prānāyāma, si danno due esempi di come riconnettersi alla parte intuitiva ed emotiva di sé. 

Il Saluto è una prostrazione, quindi un atto devozionale, ma quale fiducia è più grande della fede stessa? L’emotività è necessariamente legata alla fede, perché entrambe sono legate all’amore. La fede e l’amore sono due atti estremi di fiducia. 

Spesso le persone sfiduciate preferiscono non riconoscere le proprie vere emozioni, perché ci troverebbero sofferenza, delusione e disillusione. Queste emozioni sgradevoli sono allora sostituite da un atteggiamento di cinismo e/o sospetto. Il problema è che questo atteggiamento non fa altro che aggiungere dolore al dolore: 

«Potresti essere ingannato se ti fidi troppo, ma vivrai nel tormento se non ti fidi abbastanza» [2].

Non si può dormire sonni tranquilli se manca la fiducia. Chi ha fede si sente sempre cullato dall’abbraccio di Dio e si addormenta come un neonato sereno tra le cure materne. Chi ha fiducia, allo stesso modo, riposa sereno perché si sente al sicuro dalla delusione e dalla rabbia. Non sono infatti gli eventi in sé e per sé a minare la nostra confidenza, ma è piuttosto il modo in cui li interpretiamo e come reagiamo ad essi.

La fiducia emerge dal fatto che anche di fronte alle difficoltà, sappiamo di poter confidare nella nostra resilienza. Non si tratta quindi di illudersi che le cose andranno sempre bene, quanto di sapere vedere esattamente ciò che accade ed essere pronti ad adattarsi alle circostanze, senza paure né attaccamenti. Il fiducioso non è un ingenuo, come tavola si tende a pensare, ma un realista che non ha paura di partecipare al gioco della vita. 

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  1.  https://it.wikipedia.org/wiki/Fiducia .
  2.  Frank Crane, citato in Business Education World, vol. 15 (1935) pag. 172.