Parliamo spesso della pelle e abbiamo un rapporto con la pelle principalmente per quanto riguarda il fattore estetico o razziale. Ci preoccupiamo della bellezza e della cura della pelle, parliamo di giustizia etica o di differenze culturali in base al colore della pelle.
La pelle è molto più che un mero segno di valore estetico o sociale e può valere la pena ricordarlo per ridare a questo elemento corporeo la sua giusta dimensione e l’importanza appropriata.
«Come mediatore tra l’organismo e il mondo esterno, la pelle nei vertebrati svolge diverse funzioni: protezione; sensibilità, controllo dell’evaporazione, escrezione, regolazione termica, assorbimento; difesa e offesa; attrazione sessuale, riserva e ruolo sintetico» [1].
Queste funzioni, a meno di malattie o particolari condizioni genetiche, valgono per tutti: per chi ha la pelle brutta o bella, nera o gialla. La pelle è l’organo più esteso del corpo e in ogni sua singola, in ogni centimetro quadro, parte assolve i compiti per i quali è chiamata.
La lezione “Un grande mediatore” vuole essere una riflessione e una presa di coscienza proprio su questi compiti. Il fine è comprendere la portata della nostra “sensibilità”, la forza di un organo apparentemente così sottile e fragile [2], lo svolgersi di funzioni fisiologiche che avvengono continuamente nel nostro corpo senza che ne siamo veramente consapevoli.
Tutta la sequenza si pone come un paragone tra ciò che la pelle è capace di fare e ciò che possiamo meglio figurarci o percepire attraverso gli āsana.
Se porto l’attenzione ai genitali e al flusso dell’urina, penso all’escrezione dei liquidi, che avviene anche attraverso la pelle. Se aumento i battiti cardiaci e il calore del corpo con posizioni aerobiche o impegnative, la stessa sudorazione avviene invece non per la dispersione dei liquidi quanto per il mantenimento della temperatura corporea. Altri āsana possono dare la percezione degli algocettori o dei pressocettori .
«Nella cute sono presenti numerose terminazioni nervose che rilevano le variazioni termiche (termocettori), le pressioni (pressocettori), vibrazioni e sensazioni dolorose (algocettori)» [3].
Si può fare molto con e attraverso la pelle, eccetto respirare:
«…dal momento che piccole quantità di ossigeno, azoto e anidride carbonica possono diffondere liberamente nell’epidermide, alcuni animali (soprattutto piccoli anfibi) si servono della loro cute come unico organo a funzione respiratoria; contrariamente a quanto solitamente si crede, gli esseri umani non assorbono ossigeno tramite la pelle» [4].
Quindi se la pelle può assorbire facilmente farmaci e nutrienti, come quelli delle creme estetiche, è bene ricordare che l’assorbimento dell’ossigeno spetta solo a un sano processo respiratorio, dove non è tanto il continuare a incamerare aria che assicura il giusto apporto di ossigeno, quanto una respirazione lenta e profonda, che dia il tempo al corpo di scambiare i nutrienti anche a livello profondo [5].
L’ignoranza porta alla trascuratezza o all’eccesso. La conoscenza accresce il rispetto. Conoscere i meccanismi della pelle ci fa rendere conto dell’importanza di questo organo, di come lavora e soprattutto di cosa ha bisogno per lavorare bene. Il lavorare bene della pelle significa salute per tutto l’organismo. Per questo è bene rispettare la pelle per quello che è e non tanto per il suo aspetto esteriore.
«Amare la tua pelle non è vanità, è sanità mentale» [6].
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- https://it.wikipedia.org/wiki/Pelle
- Nella lezione “Una grande distensibilità” si è già visto come la pelle non sia affatto fragile, dal momento che “è dotata di una grande distensibilità e resistenza dal momento che una striscia di 3 mm per 100 mm può sopportare fino a 10 kg, allungandosi del 50% circa” (https://it.wikipedia.org/wiki/Pelle).
- Ibidem.
- Ibidem.
- Si veda l’articolo “Il mio corpo mi ama”.
- Frase attribuita ad André Gide.