Nell’articolo precedente [1] ho sottolineato la necessità del pensiero critico per avviare il cammino stesso dello yoga. La pratica degli āsana e della meditazione si basa sulla capacità di oggettivare parti di sé come il corpo e la mente.
Questa capacità di essere oggettivi è ciò che in contesti più generali si chiama senso o pensiero critico.
L’oggettivazione che si mette in atto con il pensiero critico aiuta a capire meglio se stessi, accresce il distacco verso le proprie emozioni e di conseguenza accresce la capacità di gestire le proprie emozioni, ma soprattutto ci rende consapevoli. La consapevolezza è un atto di crescita perché ci rende più responsabili. Lo stesso pensiero critico è infatti «la capacità di esaminare una situazione… e di assumere una posizione personale in merito. Tale capacità costituisce il fondamento di un atteggiamento responsabile nei confronti delle esperienze e relativamente autonomo rispetto ai condizionamenti ambientali» [2].
Non c’è forse difficoltà maggiore per l’individuo che assumersi la piena responsabilità di se stesso.
Nel suo libro Fuga dalla libertà Erich Fromm descrive bene questa difficoltà in termini psicologici e sociali. La responsabilità di se stessi dovrebbe essere il primo passo di crescita nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Nel momento in cui si distacca dai genitori, il ragazzo dovrebbe prendere su di sé tutte le decisioni che lo riguardano e non solo agire in autonomia, ma soprattutto pensare in autonomia. Purtroppo nella maggior parte dei casi non è così. Gli individui si appoggiano ad altre persone, a gruppi, a un partner, a un ideale. Ciò sgrava dal dover decidere, ma toglie anche il più grande dono (ed evidentemente il più grande fardello) che un uomo possa avere: la libertà.
Dal momento in cui si rinuncia alla libertà ecco che anche l’atteggiamento verso ciò che ci circonda cambia.
Aderendo fortemente ad un’ideologia, piccola o grande che sia, si tende a schierarsi contro tutto il resto e usare la critica non per analizzare e comprendere ciò che ci circonda, ma solo per contestarlo.
«Ci sono due specie di critiche, l’una che s’ingegna più di scorgere i difetti, l’altra di rivelar le bellezze. A me piace più la seconda che nasce da amore, e vuol destare amore che è padre dell’arte; mentre l’altra mi pare che somigli a superbia, e sotto colore di cercare la verità distrugge tutto, e lascia l’anima sterile» [3].
L’animo libero cerca e vede bellezza.
L’animo incatenato soffre e vede sofferenza e lo sforzo altrui di cercare bellezza scatena in lui l’invidia di quella forza interiore, la forza che ha permesso all’individuo libero di prendere totalmente in carico se stesso, con tutto il peso e le responsabilità che ne conseguono. Per rivelare le bellezze di ciò che ci circonda, di ciò che intraprendiamo, di ciò che siamo, occorre sentirsi e viversi liberamente.
«La critica è il verbo natale dei popoli liberi. La critica è il primo passo verso il rispetto di qualunque cosa. Se sottoponiamo a critica una cosa, significa che l’abbiamo presa in seria considerazione. Tutto ciò che lasciamo indiscusso ci è, in fondo, indifferente» [4].
La persona che critica in maniera negativa e sterile in un certo modo prende in seria considerazione ciò che sta criticando, ma non si accorge che lo fa dal punto di vista dell’invidia. Se non ne fosse interessato, non criticherebbe. La persona che invece critica per discernere, comprendere, capire, crescere coltiva profondo rispetto per ciò che sottopone a critica e allo stesso tempo per la propria dignità, libertà e voglia di evolversi.
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L’interesse che il praticante mostra per lo yoga dovrebbe essere mosso da senso critico, perché come dicevo nello scorso articolo, difficilmente ci si avvicina allo yoga senza essersi posti prima quella domanda iniziale, senza che sia scattato quel viveka. Ciononostante questo senso critico può essere inizialmente inconscio, inconsapevole, ma man mano che si accresce la consapevolezza, che è l’effetto primario dello yoga, il pensiero critico si sviluppa e si espande. Ecco allora che si comincia a considerare in senso critico la pratica stessa e ad osservare ciò che la pratica è capace di dare. La lezione “Un atteggiamento responsabile” verte proprio su questa consapevolezza, mettendo in luce i diversi benefici in termini fisici e mentali che lo yoga apporta.
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- La critica come via alla realizzazione.
- Galimberti, 1992 citato in https://www.lifeskills.it/le-10-lifeskills/pensiero-critico/#:~:text=Il%20pensiero%20critico%20consiste%20nel,questo%20aiuta%20a%20rimanere%20lucidi
- Luigi Settembrini, Lezioni di letteratura italiana, 1868.
- Rudolf Borchardt, Il giardiniere appassionato, Adelphi, 2003.
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