ARTICOLO – Contraddizioni

ARTICOLO – Contraddizioni

Nella nostra cultura, come in molte altre, abbiamo il mito della coerenza. La persona meritevole è quella che si dimostra sempre coerente e noi stessi siamo fieri di noi quando siamo coerenti. La contraddizione ci disturba, perché ci toglie la certezza della nostra posizione: da che parte stiamo? Dove siamo? Chi siamo?

La contraddizione pone in essere la grande domanda esistenziale: chi sono?

Risolvere questo annoso quesito è il sogno di filosofi e mistici di ogni tempo. In mancanza di una risposta immediata, e certa e avendone disperato bisogno, l’essere umano trova una serie di palliativi.

Andiamo per ordine. Perché non c’è una risposta? Non c’è perché non c’è chiarezza sull’origine della vita, dell’universo e anche se ci fosse non se ne troverebbe un motivo coerente con i nostri bisogni. Tutte le ipotesi che abbiamo, persino quelle scientifiche, sono tutto sommato interpretazioni.

Quali sono i nostri bisogni? Alcuni psicologi hanno provato a stabilire una lista di bisogni fondamentali degli esseri umani. Lo studio più noto è quello di Abraham Maslow, che teorizzò la piramide dei bisogni, di cui ho già parlato nell’articolo “Bisogno e motivazione”. I bisogni sono i motori dell’azione e la vita nel mondo è basata sull’azione. Solo che i nostri bisogni sono circostanziali (es. la fame, l’appartenenza sociale) e non bastanti a dare una motivazione alla nascita e alla progressione dell’universo.

Dunque ci rendiamo conto che il nostro Io non può essere legato ai bisogni terreni, ma non sapendo a cos’altro possa essere legato, facciamo finta che lo sia e per rendere il tutto più coerente, ci identifichiamo con i nostri ruoli nel mondo.

Così per esempio io che scrivo sono una donna, sono insegnante, sono italiana, ecc.  Per ognuno di questi ruoli le altre persone, ma anche il soggetto stesso, si aspettano un certo tipo di comportamento e un certo tipo di pensiero. La coerenza tra ruolo, pensiero e azione dà un senso di sicurezza, perché allora la persona si situa esattamente nella categoria in cui è stata identificata. Allora questa identificazione assume un senso e assumendo un senso assume una parvenza di verità, di verità in termini assoluti.

Il fatto è che nessun essere umano può restare nei limiti stretti di una o più categorie, perché ogni essere umano è costituito da molteplici sfaccettature. Ogni volta che una persona si dimostra fuori dalla categoria o dalle categorie cui è stata assegnata, ciò è vissuto come una contraddizione. La contraddizione quindi è intesa come un errore, una falla nel sistema. Se la persona corregge il suo atteggiamento allora l’errore è superato, altrimenti si considera un fallimento l’attribuzione di quella persona a quella categoria e si pensa immediatamente alla nuova categoria in cui inserirla. 

Ciò che non viene mai considerato è che la contraddizione non solo non è un errore, ma è plausibile e necessaria.

«La vita si struttura sul fatto che dentro di noi c’è contraddizione, e superamento della contraddizione, ritorno della contraddizione, convivenza di contraddizione e superamento …e così via» [1].

La contraddizione è tanto più negativa, quanto più è radicata nella persona ciò che nello yoga è detto asmitā, l’identificazione. Tanto più mi identifico in un ruolo, tanto più patirò le parti di me che non si attengono a quel ruolo. Asmitā, nello Yoga di Patanjali, è considerato un klesha, ovvero una delle miserie della condizione umana, un accessorio necessario alla sopravvivenza terrena, ma che per la sua natura illusoria genera grandi sofferenze. Tra le sofferenze causate da asmitā c’è la non accettazione delle proprie contraddizioni.

Lo yoga ha come scopo, dice Patanjali, la conoscenza della propria vera natura. Nel cammino di ricerca interiore le contraddizioni sono palesi e continue, ma è la loro conoscenza che permette di indagare tutti gli aspetti della condizione umana per trovare poi un equilibrio che permetta di armonizzarli tutti e infine trascenderli. Non posso per esempio superare la rabbia se non ho mai visto né capito dove e come è la rabbia in me. Se mi limito a negare la rabbia, a comportarmi con estremo controllo tutta la vita per non arrabbiarmi, allora sarà una rimozione – in senso psicanalitico    della rabbia e non un superamento. Peraltro superamento non significa non provare più rabbia, ma riconoscerla quando emerge e saperla gestire nella maniera più saggia e proficua.

La serenità interiore deriva dall’accettazione delle Ombre, come si chiamano in psicoanalisi gli aspetti di sé rifiutati dalla mente conscia, e dall’equilibrio di tutti gli aspetti, positivi e negativi. 

La vera comprensione di sé passa dalla contraddizione e dal superamento delle categorie per accogliere una dimensione di sé più vasta.

Se è vero che lo yoga porta all’unione con il Tutto, ebbene questo Tutto contiene tutti gli opposti, perciò anche noi conteniamo tutti gli opposti. La saggezza non è nel negarli, ma nel sapere come gestire e come gestirsi in ognuno di essi.

«Continuiamo a chiederci: “Dove sta il Bene e dove sta il Male?” non sapendo che la vera domanda è “Chi sono Io nel Bene e chi sono Io nel Male?”. La stessa persona?».

 

Coerenza
Anuloma-viloma significa dritto e rovescio ed è la tecnica per eccellenza di armonizzazione degli opposti

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La  lezione  La struttura della vita” è una riflessione corporea sulle contraddizioni interne e un invito all’accettazione delle contraddizioni.  Abbonati a Patreon per provarla e vivere con il corpo il contenuto di questo articolo!

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  1. https://psicoanalisi-pratica.com/2020/03/27/la-contraddizione/.
  2. Ibidem.

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