ARTICOLO – L’eleganza matematica

ARTICOLO – L’eleganza matematica

Nello scorso articolo concludevo affermando che lo yoga porta ad uno stile di vita più semplice, essenziale. Questa essenzialità a sua volta si lega, scrivevo, all’eleganza, poiché  «Il concetto di eleganza riflette la semplicità della manifestazione esterna, la calma e il conservatorismo nel comportamento, la scorrevolezza e il rilassamento dei gesti» [1], tutte caratteristiche che riflettono perfettamente lo yogin [2].

Ora, nel nostro immaginario siamo abituati ad associare l’eleganza alla ricchezza, alla moda, al lusso e sembra poco plausibile che un asceta, come lo erano e lo sono ancora oggi gli yogin o i monaci indiani, sia definito elegante. Si tratta spesso di persone che scelgono di vivere in povertà, con un saio magari logoro e stinto. Eppure sappiamo benissimo, a una riflessione più profonda e attenta, che l’eleganza non è affatto una questione economica, quanto di qualità della persona.

Una persona è elegante quando sa incarnare il suo ruolo, quando sa scegliere e portare un vestito, quando sa comportarsi e parlare adeguatamente alla situazione, quando nella sua semplicità mostra fermezza e soprattutto sicurezza di sé.

La semplicità e la fermezza sono le caratteristiche che rendono l’eleganza un concetto spendibile anche in ambito scientifico:

«Nella filosofia della scienza esistono due concetti inerenti a due distinti aspetti della semplicità: l’eleganza (semplicità sintattica), che indica il numero e la complessità delle ipotesi, e la parsimonia (semplicità ontologica), che allude invece al numero e la complessità delle cose postulate» [3].

Analizzare il concetto di eleganza e capire allo stesso tempo come si ragiona in ambito scientifico ha il grande vantaggio di ridare valore a un principio basilare anche nello yoga: la semplicità.   

«Nella risoluzione di problemi matematici, la soluzione di un problema (come una dimostrazione di un teorema matematico) denota eleganza matematica se è semplice e perspicace, ma anche efficace e costruttiva. Tali soluzioni possono comportare una quantità minima di ipotesi e calcoli, delineando un approccio altamente generalizzabile. Allo stesso modo, un programma per computer o un algoritmo è ritenuto elegante se utilizza una piccola quantità di codici con grande efficacia» [4].

Nel corso dei secoli lo yoga si è arricchito (e forse aggravato) di una sorta di culto della performance. L’elasticità, la flessibilità, la forza, la capacità di sostenere il respiro e persino di sviluppare poteri, hanno attirato molti praticanti, specie nell’ultimo secolo.  Nella maggior parte dei casi questo approccio ha comunque portato il praticante ad approfondire l’aspetto più profondo e quindi a ricercare lo scopo originario dello yoga. Lo scopo è conoscere se stessi e trovare la pace dell’anima, specie nei confronti delle grandi domande esistenziali.

Lo yoga, si ricorda, nasce come scuola filosofica.

Quello che si è spesso perso, però, è l’idea che questi obiettivi possono essere raggiunti anche in maniera semplice. Basti prendere l’esempio del Buddha, che dopo un percorso tortuoso di pratiche estreme, giunse alla conclusione che la moderazione, la giusta via di mezzo è la via da seguire.

La semplicità può essere applicata a tutti gli aspetti dello yoga: non sono necessari āsana complicati,  spessi i più semplici danno modo di sviluppare molta più consapevolezza; non importa rimanere minuti senza respirare, già solo il rendersi conto di come si respira aiuta a correggere e rallentare il respiro; non importa vivere grandi esperienze meditative, già solo prendersi pochi minuti di silenzio aiuta a pacificare la mente. Un āsana semplice, un respiro tranquillo, una mente quieta restituiscono già di per sé un’immagine di eleganza.  Se nell’articolo scorso sostenevo che lo yoga insegna l’eleganza, qui aggiungo: si può rendere lo yoga elegante mantenendo un criterio di semplicità.

«Nel carattere, nell’atteggiamento, nello stile, in tutte le cose, l’eccellenza suprema è la semplicità» [5]

semplicità
Shava-āsana, nella sua apparente semplicità, è una posizione molto efficace che apporta tantissimi benefici.

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La  lezione “L’eccellenza suprema”, in diretto rapporto con questo articolo, è una pratica che lavora su questa idea di semplicità.  Abbonati a Patreon per provarla e vivere con il corpo il contenuto di questo articolo!

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  1. http://it.housepsych.com/elegantnost_default.htm
  2. Per non fraintendere, già nel suddetto articolo specificavo che “conservatorismo dei gesti” è da intendersi come moderazione, capacità di controllo delle emozioni, delle parole e quindi delle reazioni.
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Eleganza
  4. ibidem
  5. frase attribuita a Henry Wadsworth Longfellow.

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