Il concetto di simbolo acquisisce un significato particolare e fondamentale nell’ambito della psicoanalisi. Fin dalle origini della psicologia, infatti, si è lavorato sul significato dei sogni, che si manifestano attraverso una serie di simboli. Le scuole maggiori, quella freudiana e quella junghiana, si sono poi divise nel modo di interpretare tali manifestazioni, ma il concetto di base rimane lo stesso:
«In psicanalisi, il simbolo è la rappresentazione figurata di un contenuto (desiderio, conflitto, ecc.) inconscio e latente» [1].
In psicanalisi i simboli ci aiutano a capire cosa nascondiamo nell’inconscio. L’inconscio custodisce i ricordi, specie quelli negativi che non vogliamo tenere presenti, ma custodisce anche i desideri e gli ideali. Questi tre elementi vanno spesso in conflitto tra loro e soprattutto vanno in conflitto con la mente conscia, che li rimuove, evitando di ricordarli o esserne consapevole, proprio per evitare il conflitto.
Il problema è che i conflitti, quando sono presenti, si fanno comunque sentire, trovano una via di accesso al piano conscio, che sia attraverso i sogni o attraverso disagi psicosomatici. Nel primo caso il sogno arriva sotto forma di simbolo proprio per superare le barriere della mente:
«Per Jung il simbolo è portatore di un contenuto che non riesce ad essere espresso in altro modo» [2].
Questo non poter essere espresso in altro modo si riferisce però non solo ai desideri o ai conflitti, ma anche a elementi più universali, che non trovano un corrispondente diretto in un oggetto o un preciso elemento della natura. Si pensi per esempio al senso del divino e allo spirituale in genere. Ogni cultura ha realizzato dei simboli per esprimere la spiritualità.
Fino alla nascita della psicologia, la crescita personale si situava nell’ambito della spiritualità. Si cresce e ci si libera dei desideri, perché così si è liberi di arrivare a Dio o di arrivare a capire la nostra vera natura, come recitano gli Yoga-sūtra.
Questo testo dello yoga può essere considerato forse il più antico trattato di psicologia. Si dice qui che lo scopo dello yoga è conoscere e capire la propria vera natura. Per arrivare a questo, occorre perseguire un lungo e impegnativo cammino di conoscenza, che passa attraverso l’osservazione della mente e la purificazione della memoria [3]. Tale cammino rimane ancora oggi la base filosofica dello yoga.
Nel contesto degli Yoga-sūtra i simboli si incontrano nei contenuti che emergono durante la cosiddetta fase “savitarka” del samapatti.
Si tratta di quella fase del processo meditativo, in cui alla concentrazione sull’oggetto prescelto si mescolano contenuti che emergono dall’inconscio. In genere sono ricordi, ma altre volte possono emergere sotto forma di figure e immagini non direttamente riconducibili a qualcosa di conosciuto, proprio come accade nei sogni.
Questa fase può essere talvolta disturbante, ma è benefica proprio per la sua capacità di portare in superficie ciò che è nascosto. È un modo per liberarsi, purificarsi appunto.
Dalla base degli Yoga-sūtra, le varie scuole che si sono succedute nei secoli hanno aggiunto e affinato la ricerca. Nel corso del Medioevo, la nascita della fisiologia mistica dello yoga è stato il primo passo per tracciare un percorso più dettagliato di questo processo di purificazione.
Visto in termini junghiani [4], infatti, il chakra-bhedana, la perforazione dei vari chakra per la risalita di Kundalini, corrisponde esattamente alle tappe del processo di individuazione.
Questo processo sottende la purificazione della memoria in termini psicanalitici e ciò che ne consegue: la liberazione progressiva dell’individuo.
È difficile trovare in poche parole il modo di esprimere la ricchezza e le sfumature di queste tappe, per questo gli yogin si appoggiarono a simboli, che legarono al corpo. D’altronde mente e corpo sono due facce della stessa medaglia secondo lo hatha-yoga. È nel corpo che gli yogin individuarono le tappe della crescita personale. Il linguaggio mistico della fisiologia yoga altro non è che un linguaggio simbolico.
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La lezione “La rappresentazione figurata”, in diretto rapporto con questo articolo, rappresentazione pratica della continua dicotomia interiore tra desiderio e conflitto. Abbonati a Patreon per provarla e vivere con il corpo il contenuto di questo articolo!
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- https://www.treccani.it/vocabolario/simbolo/
- https://www.psicologofrosinone.it/simbolo_nella_concezione_di_carl_gustav_jung.html#:~:text=Il%20vero%20simbolo%20%C3%A8%20per,nuovo%20slancio%20vitale%20alla%20persona.
- In proposito si ascolti anche il mio podcast “La purificazione della memoria”.
- “Psicologia del Kundalini Yoga”, ed. Bollati-Boringhieri, 2004.