ARTICOLO – Riprogrammazione cerebrale

ARTICOLO – Riprogrammazione cerebrale

Siamo abituati a pensare alla suggestione in maniera passiva: una convinzione che si impone alla nostra coscienza dall’esterno. È effettivamente così, una persona o un evento può suggestionarci in maniera tale da convincerci di qualcosa, anche se questa idea non rientra, o almeno non rientrava fino a quel momento, nel nostro modo di pensare o di essere.

Non è sempre necessario però l’intervento di qualcun’altro o qualcos’altro. Questo processo è applicabile anche internamente: possiamo suggestionare noi stessi.

«Il fenomeno suggestivo dell’autosuggestione si origina quando all’interno della coscienza individuale si avverte un contrasto tra i contenuti di due condizioni psichiche ed avviene che il soggetto non riuscendo più a controllare l’opposta dualità lascia che un contenuto s’imponga sull’altro» [1].

Un esempio classico di questa condizione è l’ipocondria. Nell’era di internet, l’ipocondria non è più solo patologica, ma ha colpito più o meno tutti almeno una volta nel corso della vita. Non appena si avverte un disturbo, si va a leggere su internet e se la descrizione sembra coincidere perfettamente con i nostri sintomi, ecco che ci convinciamo di avere quel problema. Convinzione che si porta dietro una serie di conseguenze: dall’incidenza sul tono dell’umore alla variazione del tema delle nostre conversazioni finanche all’influenza nelle relazioni.

In base alla definizione data sopra, dove è la dualità nell’ipocondria? Perché poi non sopportiamo la dualità? Per rispondere alla prima domanda basti figurarsi la situazione: ho dei sintomi; leggo di una malattia con sintomi analoghi; devo decidere: è quella malattia oppure è qualcosa che non so. Ebbene, il nostro generale bisogno di spiegazioni e di navigare su un terreno conosciuto fa subito vincere la prima opzione. Meglio adagiarsi nella tristezza che vivere in equilibrio sulla fune dell’incertezza. Che poi è ciò che accade per tutto nella vita: ogni credo, dalla religione al salutismo, ci dona quel senso di sicurezza che ci fa sentire di avere un terreno sotto i piedi e che dà una giustificazione adeguata per ogni cosa che accade e che ci accade.

Nel bisogno di certezza e sicurezza rientra anche la nostra antipatia per la dualità.

L’accettazione del grigio e delle tante sfumature tra bianco e nero, è in genere un processo, un’acquisizione dell’esperienza e della maturità. La gioventù è più spesso caratterizzata da posizioni forti, univoche, che non accettano compromessi. È normale, perché si conosce ancora poco del mondo e si pensa di trovare all’esterno dei punti fissi per costruire le fondamenta della propria personalità.

Col tempo si capisce che il mondo è composto da innumerevoli variabili, la vita è continuo cambiamento e molto di ciò che percepiamo dall’esterno dipende da come lo elaboriamo internamente. Il mondo per noi è come lo vogliamo vedere, ma con l’esperienza si capisce che modificando la volontà si modifica anche la percezione del mondo.

È qui che entra in gioco l’autosuggestione come mezzo positivo, uno strumento che si può usare volontariamente.

«Nelle medicine alternative l’autosuggestione è nota anche con il nome di “couéismo”. Fu infatti il farmacista francese Emile Coué a ideare questa forma di autosuggestione cosciente intorno al 1900. […] Questa tecnica consiste in un particolare tipo di meditazione che prevede la ripetizione di suoni, parole o frasi, tra le quali, la più citata fu “sotto ogni punto di vista, progredisco ogni giorno di più”, con l’intenzione, come sostenne il fondatore di controllare i processi inconsci della mente e del corpo» [2].

Su questo principio si basa il training autogeno ideato negli anni trenta dal tedesco Schulz e su cui poi è stato mutuato il rilassamento in shava-āsana [3] che si pratica alla fine delle sessioni di hatha-yoga. Su questo principio si basa anche il mantra-yoga, dall’uso tradizionale delle parole come So Ham (Io sono Quello) ai mahavakhya, i grandi detti, delle Upanishad (Tat tvam Asi, tu sei quello) fino all’uso moderno della frasi propositive recitate nella propria lingua. Tali frasi sono usate nella pratica del Sankalpa, quando di asserisce una risoluzione, e in alcune scuole sono usate anche durante l’esecuzione degli āsana [4].

La ripetizione di una frase propositiva diventa una sorta di riprogrammazione cerebrale.

La forza della ripetizione ha la meglio sulla credenza precedente (per esempio “sono coraggioso” vince nella lotta duale col suo opposto “ho paura”). La dualità è superata e ci si assesta in una condizione migliore e più sicura. È chiaro che il saggio è consapevole che nella vita terrena la dualità non può essere effettivamente superata, ma dovendo scegliere, egli sa scegliere cosa è più sano e conveniente per lui. L’autosuggestione in questo caso diventa ottimizzazione del benessere.

 

Suggestione
Ardhamatsyendra-āsana, posizione parziale del saggio Matsyendra, ci mette a confronto con la dualità di maschile e femminile.

_____________________

La  lezione “Autosuggestione”, in diretto rapporto con questo articolo, propone una sequenza per testare il proprio rapporto con l’autosuggestione.

Abbonati a Patreon per provarla e vivere con il corpo il contenuto di questo articolo!

_____________________

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Suggestione
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Autosuggestione
  3. Shava-āsana nei testi antichi è descritto tra gli altri āsana senza particolari indicazioni riguardo a una sua pratica così articolata. Si dice in genere di giacere a terra come un cadavere, ma non è fatto mai alcun cenno alla cosiddetta “rotazione della coscienza” (osservare ogni parte del corpo, ecc.). L’idea di rilassamento yoga come Yoga Nidra, il sonno yoghico, come viene spesso chiamato oggi, è quindi un’acquisizione abbastanza recente. Peraltro il vero e proprio Yoga Nidra, che è una tecnica specifica di rilassamento con “rotazione della coscienza” e visualizzazioni che portano a uno stato simil meditativo, fu ideato da Swami Satyanananda Saraswati negli anni 60-70, diversi anni dopo la nascita del training autogeno.
  4. Per esempio si può affermare mentalmente “Io sono coraggioso e forte” durante l’esecuzione di una delle varianti di Virabhadra-āsana, il guerriero.