«La suggestione indotta dalla comunicazione è presente nella storia della filosofia con il movimento della sofistica che utilizza la parola per convincere l’interlocutore, attratto dal discorso, ad aderire ad una tesi senza chiedersi se sia vera o falsa» [1].
È esattamente questo il cuore della suggestione per come la intendiamo nella maggior parte dei casi. Nella descrizione della sofistica manca però un aspetto fondamentale della nostra idea di suggestione: il lato emotivo. Lasciarsi suggestionare nel senso più comune dell’espressione significa non tanto credere immediatamente a ciò che si vede o si sente, quanto essere colpiti sul piano emotivo da ciò che si vede e si sente. Spesso suggestionare è sinonimo di impressionare.
Vale allora la pena capire come funziona questo meccanismo.
Si dice che quando qualcosa ci colpisce, è perché tocca delle corde emotive, dei nodi interiori irrisolti o talmente profondi, finanche ancestrali, da scatenare una reazione che sia di accoglienza, come compiacimento o gioia, o di difesa, come paura o rabbia.
La suggestione può avere lo stesso potere. Non si tratta solo di saper articolare un discorso in modo da renderlo convincente, ma di colpire nel profondo le persone. Lo sanno bene gli ideatori delle pubblicità e in generale ogni buon venditore: si toccano i bisogni primari, le insicurezze, il bisogno di accettazione e di affermazione nella società, ecc.
Ci sono per fortuna moltissime situazioni in cui si usa la suggestione a fin di bene, ma cosa succede dall’atra parte, a chi subisce la suggestione? Per chi indaga su se stesso, la domanda da porsi infatti non è perché taluni riescano a influenzare altri nel bene e nel male, ma perché sia così facile essere suggestionati.
Ebbene, la suscettibilità alla suggestione è direttamente legata al senso critico, che a sua volta è altamente determinato dall’autonomia psichica, ovvero dal grado di sviluppo psicologico della persona.
«I veri problemi psicologici sono quello della dipendenza dell’uomo dai propri idoli, la mancanza di senso critico, la suggestionabilità, e tutto ciò che è legato a una carenza di sviluppo psicologico» [2].
Ho già spiegato in due precedenti articoli [3] come il senso critico non sia necessariamente correlato al grado di cultura. L’intelligenza e la cultura sono funzionali alla personalità e se questa non è sviluppata, l’intelligenza e la cultura si muoveranno in direzioni che allontanano dalla serenità d’animo invece che avvicinarsi. Se, per esempio, una persona è fortemente insicura, rimarrà insicura anche dopo aver imparato a memoria un’intera enciclopedia.
È su questo che fa leva la suggestione. Nel momento in cui la persona insicura sente qualcuno che le propone la soluzione alla sua insicurezza, è probabile che abbracci la proposta senza troppo ragionarci. Naturalmente si tratta di un esempio molto grossolano e le sfumature possono essere molteplici. Il punto rimane quello iniziale: la suggestione è tale perché colpisce qualcosa che ci riguarda:
«Nessuno cede alla suggestione a meno che non desideri, nel profondo del suo cuore, conformarsi ad essa» [4].
È proprio lì il nodo della questione: il profondo del cuore. Ognuno di noi porta nel profondo del cuore una qualche ferita o più di una, delle questioni irrisolte, dei desideri mai realizzati. Non sempre questi contenuti sono però così palesi, spesso sono rimossi, negati, trattenuti, minimizzati o goffamente ignorati.
La persona che lavora su di sé impara ad indagare nel profondo del cuore e a guardare in faccia questi contenuti, ad ammetterli alla coscienza. Così facendo si prepara anche a reagire per curare come può certe ferite, risolvere le questioni sospese, realizzare i propri desideri. Impara col tempo anche ad accettare ciò che non può essere cambiato e ad adottare tecniche e strategie per pacificare l’animo. Ovviamente ci sono questioni più superficiali e altre più profonde, alcune personali e altre più universali. La paura ancestrale della morte ad esempio è molto più difficile da gestire e chiunque ci parli dell’argomento ci può facilmente suggestionare. Non a caso lo scopo dello yoga è proprio quello: sconfiggere la paura della morte. Così lo yogin realizzato diventa immune dalle suggestioni e può rimanere in pace sempre.
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La lezione “Aderire a una tesi”, in diretto rapporto con questo articolo, propone una sequenza che evidenzia l’aspetto di crescita della sequenza di āsana, che sempre è costruita secondo un criterio di rappresentazione dello sviluppo filogenetico e ontogenetico della persona [5].
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- https://it.wikipedia.org/wiki/Suggestione#cite_note-6
- Erich Fromm, La disobbedienza e altri saggi, 1981.
- Cfr. “La responsabilità di se stessi” e “La critica come via alla realizzazione”.
- C.G. Jung. Psicologia dell’Inconscio, 1916.
- Per un approfondimento si veda il mio libro “Yoga, dall’Armonia alla Gioia”, ed. Magnanelli, Torino, 2012.