Ho già scritto diffusamente nello scorso articolo riguardo l’importanza della storia per il suo potenziale di trasformazione sia sul piano individuale che sul piano sociale. Osservando il passato, si possono capire le dinamiche che ci hanno portato al presente ed eventualmente cambiare gli atteggiamenti per evitare la sofferenza futura.
Questo significa innanzitutto riconoscere nella storia una certa responsabilità personale.
«È a Tucidide che viene attribuito il merito di aver avuto per primo un approccio scientifico nei confronti della storia, nella sua opera Guerra del Peloponneso. Tucidide considerava la storia come il prodotto delle scelte e delle azioni degli esseri umani, valutando le cause e gli effetti, mentre non riteneva importante l’intervento divino. Con il suo metodo storico Tucidide mise in rilievo la cronologia, un punto di vista neutrale, e tenne sempre in considerazione il fatto che il mondo umano fosse il risultato delle azioni degli esseri umani» [1].
Il mestiere dello storico è sorto quando si è cominciato a capire che non tutti gli eventi sono casuali, che non necessariamente ciò che accade dipende “dal volere degli dei”. Come tutto nella natura, anche ciò che accade all’uomo è soggetto alla legge di causa ed effetto.
Lo storico riconosce la concatenazione di causa ed effetto nelle vicende umane, anche se il suo punto di vista non può essere completamente oggettivo:
«La storia è l’unica scienza – insieme alla medicina – in cui il soggetto ricercatore coincide con l’oggetto dello studio. Da qui la grande responsabilità dello storico: la storia ha una proiezione verso il futuro proprio per la sua potenza trasformatrice come strumento di cambiamento sociale» [2].
Le scoperte recenti della fisica quantistica ci inducono a pensare che non solo la storia e la medicina sono condizionate dalla soggettività del ricercatore, l’intera manifestazione lo è, tutta la ricerca dei fenomeni fisici e naturali lo è e in questo senso qualsiasi scienza e qualsiasi ricerca lo è.
Ciononostante questo non deve scoraggiare la ricerca e non deve neanche esonerare da quella responsabilità.
Ognuno di noi ha un ruolo nel mondo, poiché ogni nostra scelta e ogni nostra azione condizionano non solo la nostra vita, ma anche l’esistenza di ciò che è intorno a noi.
Fare scelte e azioni più consapevoli possibile ci permette almeno di pacificare l’animo, perché con gli strumenti conosciuti e disponibili al momento quella è stata la scelta più appropriata.
A questo punto è l’ignoranza a giustificare una scelta sbagliata, ma essa non può essere usata sempre come scudo, poiché parte di quella responsabilità personale sta anche nel cercare di conoscere e comprendere il più possibile prima di una scelta o di un’azione, per il bene proprio e di tutti. Ancor meno plausibile è la negligenza della consapevolezza: ignorare volontariamente ciò che già sappiamo, porta in genere a un rimorso e una frustrazione successiva.
Un esempio lampante di tutto questo è il nostro rapporto col corpo.
Sappiamo che mangiare male porta appesantimento e malattie, sappiamo che la mancanza di allenamento fisico porta rigidità muscolare e articolare, sappiamo che cattive abitudini, che siano di postura o di vizi, danneggiano il corpo e di conseguenza anche la mente. Eppure spesso ignoriamo i segnali del corpo, magari adducendo altre priorità quando invece è la pigrizia, o la negligenza, a pesare maggiormente.
Il corpo che ci troviamo oggi è in larga parte il prodotto delle azioni e delle scelte che abbiamo fatto fino a ieri. Se mi ritrovo con un corpo debole, poco tonico o dolorante, forse posso guardare indietro, dare un occhio alla mia storia e ritrovare tutte le scelte che hanno portato il corpo alla condizione in cui è adesso. Operare un atto di consapevolezza adesso, osservando con l’occhio dello storico il passato del mio corpo e prendendo atto del prodotto che mi ritrovo adesso, significa aprirsi alla possibilità del cambiamento, se necessario. Le scelte e le azioni che opero adesso influenzeranno il mio corpo di domani.
Questo vale su tutti i piani della nostra esistenza: dalla salute del corpo alla salute mentale, dal lavoro alla vita relazione.
Divenendo consapevoli di ciò che siamo oggi, scopriamo le carte per le potenzialità di ciò che possiamo essere domani.
«Io ripeto continuamente ai giovani di studiare la storia se vogliono agganciarsi a qualcosa di vivo e reale che è esistito prima che loro scendessero in campo e che li condiziona, lo vogliano o no» [3].
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La lezione “Il prodotto delle scelte”, in diretto rapporto con questo articolo, propone una sequenza che è una presa di coscienza della nostra condizione fisica in base a come abbiamo trattato il corpo finora, di come è il corpo adesso e cosa possiamo decidere per come sarà domani.
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- https://it.wikipedia.org/wiki/Storia
- Ibidem.
- Giorgio Amendola, Intervista di Gianni Corba, L’Espresso, 6 febbraio 1977.