ARTICOLO – Ragionare per intuire

ARTICOLO – Ragionare per intuire

Qual è la funzione della logica? Quanto la usiamo nella nostra vita quotidiana e in rapporto alle nostre scelte?

« La logica e le sue applicazioni giocano un ruolo centrale nella filosofia, nella matematica, nell’informatica, nell’intelligenza artificiale e nella linguistica. Attraverso le sue applicazioni negli ambiti appena citati è possibile impiegare i risultati della logica all’analisi del ragionamento e delle argomentazioni.» [1].

Ho già scritto di come la  logica sia alla base dei nostri ragionamenti e di come essa possa essere “deviata” in base al nostro coinvolgimento emotivo o al nostro stato emotivo. Questa “deviazione” deriva soprattutto dal fatto che tendiamo a identificarci con le nostre emozioni. Le emozioni permeano i nostri pensieri, le forme che prende la nostra mente (vritti) e, come ricordano gli Yoga-sūtra, finché non si riesce a capire chi siamo veramente, tenderemo a identificarci con quelle forme. Solo la conoscenza della propria vera natura permette una visione e una logica pura, per il resto: «Vritti-sārūpyam itaratra. Negli altri stati vi è assimilazione alle forme» [2].

Per questo nello scorso articolo parlavo di distacco e oggettività.

Finché ci identifichiamo con i pensieri e quindi ci identifichiamo con le emozioni, la nostra logica sarà sempre contaminata, condizionata e in certo senso faziosa, ovvero tutt’altro che equanime.

Ora, il problema dell’identificazione non porta conseguenze solo per i singoli ragionamenti. La tendenza del nostro modo di pensare finisce per farci costruire un nostro modo di vedere il mondo, una nostra realtà. Così finiamo per eleggere la nostra logica a fondamento della nostra realtà.

«In Occidente, i primi sviluppi di un pensiero logico che consentisse di spiegare la natura a partire da argomentazioni coerenti e razionali si sono avuti con i presocratici. Pitagora riteneva che la matematica fosse la legge fondamentale del pensiero, una legge che gli dava vita e forma secondo la propria struttura; egli inoltre vedeva nel numero il fondamento non solo del pensare, ma anche della realtà» [3].

La logica effettivamente può aiutare a comprendere molte delle cose del mondo, ma non arriverà mai a spiegare “il mondo”. La logica non può essere portatrice di una verità assoluta, sebbene possa aiutare a cogliere le connessioni e i dettagli delle parti.

«Come per Platone, la logica per Aristotele è uno strumento, che di per sé non dà automaticamente accesso alla verità. Essa può prendere avvio dalle premesse formulate dall’intelletto, che attraverso l’intuizione perviene alla conoscenza di concetti universali, da cui la logica trae soltanto delle conclusioni formalmente corrette, scendendo dall’universale al particolare» [3].

È allora esattamente questo l’uso che se ne dovrebbe fare: comprendere i dettagli. Conoscendo il particolare, lo si può controllare e gestire. Inoltre conoscendo sempre più particolari si può arrivare a una visione intuitiva dell’intero.

È un messaggio chiaro nello yoga e su questo si basa l’intera disciplina dello hatha-yoga e dell’ashtanga-yoga di Patanjali. Nel primo la disciplina segue una logica ben determinata, basata sulla fisiologia mistica, che porta a un controllo sempre più preciso del corpo, che a sua volta genera una trasformazione interiore tale da poter sperimentare la fusione (o meglio laya, la dissoluzione) nel tutto, nell’intero.

Negli Yoga-sūtra si danno suggerimenti di meditazione che servono proprio a capire come funzionano le cose del mondo oltre che del corpo. Si pensi a versi come: «Bhuvana-jnānam sūrye samyamāt. La conoscenza del sistema solare (si ottiene) esercitando il samyama sul sole»;  «Candre tārā-vyūha-jnānam. (Esercitando il samyama) sulla luna, (si ottiene) la conoscenza concernente la disposizione delle stelle»; «Dhruve tad-gati-jnānam. (Esercitando il samyama) sulla stella polare, (si ottiene) la conoscenza dei moti (delle stelle)» [4].

Lo scopo dello yoga è osservare la Realtà, capirne i meccanismi (e quindi anche la logica) e “decostruirla”, ovvero ridurla ai minimi termini fino a farla scomparire (dissolvere appunto).

Questo processo (samyama) che comincia in maniera estremamente logica, lascia sempre più spazio all’intuizione. L’applicazione dello stesso processo a sempre più elementi del mondo finisce per scardinare proprio i principi della logica stessa e aprire un varco per una Realtà, che nel suo insieme può essere solo intuita e non descritta. Non può essere descritta perché la descrizione fa sempre parte del mondo dell’intellegibile, non può essere nemmeno sentita emotivamente, perché le emozioni appartengono sempre a qualcosa di terreno. Ananda, la beatitudine di cui tanto si parla nello yoga, è qualcosa che va al di là di una semplice emozione di piacere. Si tratta di sat-cit-ananda, una beatitudine legata alla sola consapevolezza di essere, di essere non un Io, con le proprie emozioni e la propria logica, ma un Qualcosa al di là delle parti, un Tutto infinito.

 

la logica
Secondo la fisiologia mistica dello yoga, il nostro grande potenziale energetico e spirituale, detto Kundalini, risiede alla base del perineo. Kundalini porta la realizzazione, ma per farlo deve arrivare alla coscienza, che ha sede nella testa. Quale stratagemma migliore per portarla in alto se non rovesciare il corpo? È logico, no?

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La  lezione “Il fondamento della realtà”, in diretto rapporto con questo articolo, propone una sequenza incentrata sulla logica che fa da base alla pratica yoga e al funzionamento del corpo.

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  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Logica
  2. Yoga-sūtra, 1.4.
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Logica
  4. Yoga-sūtra, 3. 27-29.