ARTICOLO – La soddisfazione in un istante

ARTICOLO – La soddisfazione in un istante

«Il legame tra pagare e appagare è abbastanza chiaro: nella forma, perché “appagare” è formato semplicemente anteponendo a “pagare” il prefisso “a-”; nella sostanza, poiché il pagamento appaga il creditore in quanto lo soddisfa, lo contenta, lo quieta […] Cotanta quiete è confermata, in apparenza, dall’etimologia: pagare e appagare discendono dal latino pacare, a sua volta derivante da pax, pace» [1].

La pace dell’animo è la prima condizione per pensare di raggiungere la liberazione e la beatitudine, ānanda.

Tutto lo yoga è votato al raggiungimento di uno stato in cui la persona ha meno pensieri possibile, meno preoccupazioni possibile, meno problemi fisici e mentali possibile.  Questo stato è più facilmente raggiungibile se come primo passo si mettono da parte i desideri.

«Appagare è soddisfare, esaudire ogni desiderio o bisogno. Perciò la piega semantica presa dallo spagnolo apagar, che oggi significa esclusivamente “spegnere” (un fuoco, la luce, il motore, ma anche l’amore, il rancore,  la sete), a noi italiani può parere, a tutta prima, affatto incongrua. Ma basta ripensare all’origine latina: come pacare era quietare, calmare, così apagar el fuego, spegnere il fuoco, equivale a quietarne la furia, a domarne l’impeto» [2].

Lo Yoga di Patanjali è effettivamente un modo per quietare il fuoco dei desideri.

Tutti gli yama e niyama lavorano in questo senso, la meditazione lavora in questo senso, per non parlare delle indicazioni preliminari per cui bisogna esercitarsi costantemente (abhyasa) e coltivare il distacco (vairagya). Lo yogin arriva a sviluppare una forma di atarassia, per la quale osserva le proprie emozioni e non se ne lascia travolgere, mantenendo un saggio equilibrato e sereno distacco dalle emozioni stesse e di conseguenza da ciò che scatena queste emozioni. Qui sta la chiave per la pace interiore.

Meno immediata è la comprensione della metodologia dello hatha-yoga per arrivare alla pace interiore. Infatti lo hatha-yoga ha tra le sue caratteristiche quella di accendere il fuoco interiore in tutti i sensi: stimola il fuoco gastrico, stimola il fuoco che dà energia al corpo, stimola la sessualità (anche se poi viene trascesa). Con il suo intenso allenamento lo hatha-yogin diventa estremamente energico. Il fuoco del tapas, che nello Yoga di Patanjali è più metaforico e si riferisce solo alla disciplina, nello hatha-yoga diventa fuoco vivo, dirompente. In molte correnti tantriche questo fuoco viene sfruttato nell’esaltazione dei sensi e dell’atto sessuale. Il desiderio sensuale diventa esso stesso un mezzo per raggiungere la liberazione. Come è giustificabile questa apparente contraddizione?

«Mentre la  cifra dell’apagar spagnolo è il togliere, quella dell’appagare è il dare. Il desiderio è figlio della carenza: per appagarlo bisogna dargli ciò che manca, lo si deve saziare, soddisfare (satis facere). Tuttavia, è chiaro che appagarlo significa al tempo stesso estinguerne la fiamma, spegnerlo. L’incontro fra i due significati, l’italiano e lo spagnolo, getta luce quindi sul rapporto dialettico tra il sazio e lo spento, l’appagato e l’ottuso. L’atto dell’appagare spegne il desiderio» [3].

Non bisogna pensare che il tantra sia sessualità sfrenata e puro godimento, almeno non nella sua forma originaria e non contaminata da motivi pretestuosi.

Tutto questo fuoco è in realtà indirizzato verso uno scopo preciso. Quando lo lascio emergere dal profondo, posso conoscere, toccare con mano la potenza di questo fuoco e solo una volta che l’ho conosciuta, posso pensare di gestirla, posso gestire il fuoco stesso. Posso anche decidere di appagarlo, consapevole che l’appagamento lo spegnerà. Sarà in quel preciso momento che troverò la pace. A voler esser più precisi, lo hatha-yoga vuole individuare il momento esatto in cui il desiderio va incontro al suo appagamento: in quel momento è l’apice della beatitudine. Rimanendo in sospensione in quell’esatto momento posso fare l’esperienza della felicità più alta. A quel punto non mi interessa neanche più giungere a conclusione, non mi interessa neanche più arrivare a realizzare completamente il desiderio. Il dopo è sazietà e sfinimento e ottusità, il durante è infinitezza, eternità.  È questo che vuole insegnare lo hatha-yoga, è su questo che si allena: a cogliere quell’eterno istante che è appagante in sé e per sé, che non necessita di altro, che non cerca altro che se stesso. Questa è la traduzione nel linguaggio dello hatha-yoga di ciò che nello Yoga di Patanjali si chiama santosha.

appagare
Parivrittajanushirsha-āsana è una cosidetta “posizione complessa”. Spesso ci infiliamo in situazioni complesse pur di lottare per un appagamento, quando in realtà potrebbe essere tutto molto più semplice.

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La  lezione “Pagare e appagare, in diretto rapporto con questo articolo, è una presa di coscienza sui desideri e la modalità in cui influenzano la nostra vita, mentre si può trovare la soddisfazione in un solo istante.

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  1. https://unaparolaalgiorno.it/significato/appagare .
  2. Ibidem.
  3. Ibidem.