ARTICOLO  – Esercitare la consapevolezza

ARTICOLO – Esercitare la consapevolezza

Che si tratti di una semplice oblazione o un’ascesi rigorosa, il tapas è un modo di esercitare la consapevolezza e osservarsi nei propri comportamenti, nel proprio modo di parlare e nella propria condizione mentale.

«Questa triplice ascesi, praticata con fede eccelsa da persona consapevoli e attente, che non se ne attendono alcun frutto, è detta sattvica» [1].

Esercitare la consapevolezza è un’attività che non prevede uno scopo immediato.

Sia in tempi antichi che moderni l’unica aspettativa è quella di una pace più profonda e duratura, ma non è detto che essa sia un risultato garantito a breve termine.

Spesso le pratiche di consapevolezza portano il contrario della pace mentale: delusione, disillusione,  fastidio, impazienza, tristezza, noia, angoscia possono accompagnare i primi tentativi di pratica. È il motivo per cui tante persone se ne tengono alla larga. Occorre molta volontà e disciplina per superare queste fasi, che poi significa in qualche modo superare lo strato più superficiale di se stessi. Per questo si parla di austerità, ascesi e anche abnegazione e ardore. Senza queste caratteristiche è impensabile riuscire a portare avanti un cammino di ricerca interiore, che promette in ultima analisi una profonda pace.

Quella profonda pace in fondo deriva proprio dall’aver affrontato se stessi ed essersi messi in pace con se stessi.

Tapas ha dunque questo scopo, ovvero la tenuta della pratica, la presa salda sull’esercizio della consapevolezza. L’intenzione è necessaria, ma non sufficiente, per questo lo yoga è costituito da vari anga, varie “membra”, parti che si compensano e si danno man forte tra loro. Il tapas infatti si declina in tanti modi, dai più esteriori come l’allenamento del corpo con gli āsana a quelli più interiori come la concentrazione, a quelli etici, morali come gli yama e gli altri niyama.

Il tapas abbraccia tutte le sfere dell’esistenza, o meglio tutti i modi che abbiamo per esprimerci e relazionarci nel mondo e col mondo.

Per questo la Bhagavad-gītā lo suddivide in tapas del corpo, della parola e della mente, perché come scritto sopra, è un modo di esercitare la consapevolezza e osservarsi nei propri comportamenti, nel proprio modo di parlare e nella propria condizione mentale.

«Il culto degli dei luminosi, dei due-volte-nati, dei maestri e dei sapienti, la purezza e la rettitudine, la castità e l’innocenza: tutto questo è quel che si chiama ascesi del corpo» [2].

Il corpo esprime il proprio impegno e la propria convinzione e ancora di più lo esprimono gli atti che si compiono col corpo. In India il culto e il sacrificio sono qualcosa di molto fisico, di coinvolgente per il corpo, basti pensare al prashad, l’offerta di cibo agli dei che poi viene condivisa tra i partecipanti al rito.

«Il discorso che non provoca inquietudine, che è verace, gradevole e fa del bene, e inoltre la pratica assidua e costante dello studio dei testi sacri: tutto questo è quel che si chiama ascesi della parola.» [3].

Le parole sono strumenti potenti e ciò che si esprime con le parole si imprime fortemente non solo nella mente di chi ascolta, ma anche di colui che esprime quelle parole.

Per questo pronunciare parole positive, gradevoli e impegnare la mente in letture positive aiuta il praticante a rafforzare la sua convinzione e aiuta chiunque a vivere più serenamente.   

«La tranquillità serena della mente, la dolcezza, il silenzio, la padronanza di sé, la purezza interiore: è quel che si chiama ascesi della mente» [4].

Vivere serenamente è una conquista. La mente non si tranquillizza se non le si fornisce il terreno e gli strumenti adatti. Serve disciplina per arrivare a uno stato mentale di tranquillità, proprio come serve disciplina al ballerino che deve imparare i primi passi: solo dopo adeguato esercizio, quando avrà conoscenza e padronanza di sé, allora potrà godere e gioire della danza.

 

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La  lezione pratica di hatha-yogaLa triplice ascesi”, in diretto rapporto con questo articolo, vuole mettere in pratica i suggerimenti che la Bhagavad-gītā fornisce riguardo al tapas del corpo, della parola e della mente.

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  1. Bhagavad-gītā, 17.17.
  2. Bhagavad-gītā, 17.14.
  3. Bhagavad-gītā, 17.15.
  4. Bhagavad-gītā, 17.16..