Shaucha e la salute mentale
Dietro molte delle nostre scelte e delle nostre abitudini ci sono delle credenze. Decido, per esempio, di mangiare sano, perché ritengo che questo terrà lontano le malattie. Oggi è una credenza condivisa e corroborata, ma non è una comunque una certezza: ci sono persone che mangiano bene e che si ammalano e ci sono persone che mangiano non così bene e vivono molto a lungo. Si possono fare molti esempi di questo tipo, soprattutto per quanto riguarda il corpo fisico.
Negli ultimi anni si è cominciato a parlare sempre di più anche di salute mentale.
A lungo la salute mentale è stata un argomento “a posteriori”, ovvero un argomento da affrontare nei casi in cui la malattia è già presente e non come prevenzione. A partire dalla fine del secolo scorso si è iniziato finalmente a studiare la cosiddetta “psicologia positiva”, ovvero un approccio alla salute mentale a priori, che permetta di tenere lontane le malattie mentali. Questo approccio ha avuto un’ulteriore sferzata di successo negli anni della pandemia da Covid19, che ha visto la necessità di salvaguardare lo stato mentale slittare ai primi posti tra le priorità salutistiche.
Questo nuovo orientamento è evidentemente anche dovuto al fatto che ansia e depressione sono considerate le malattie del secolo e che il benessere materiale ha permesso di occuparsi anche del benessere mentale. Non è un caso, in questo contesto, il grande successo dello yoga, della meditazione, della mindfulness.
Dunque la motivazione maggiore, e di conseguenza la credenza, dietro la pratica della meditazione, dello yoga o di una psicologia positiva è che queste pratiche possano tenere lontano la malattia mentale.
La meditazione e la pratica yoga in generale, operano una sorta di reset della mente, la puliscono dall’impurità, proprio come una bella doccia ci ripulisce il corpo.
Solo che di per sé non bastano. Non è un caso se nello yoga-sādhana tra le osservanze da seguire è dato shaucha, la pulizia.
«Shaucha è la pulizia interiore ed esteriore, cioè lavare il corpo con l’acqua e mantenere la mente pulita con la scienza dell’Ātman» [1].
Nello scorso articolo ribadivo come spesso i singoli concetti yoga funzionino un po’ come sineddochi per il tutto. Shaucha è una particolare pratica, ma è anche tutto lo yoga. Quella “scienza dell’Ātman” è sia l’intera pratica yoga, che altro non è se non ricerca dell’esperienza dell’Ātman, sia lo specifico impegno di mantenere la mente rivolta solo all’Ātman (e in questo senso sarebbe quindi forse sinonimo di brahmacharya!).
Pulire la mente con la scienza dell’Ātman significa non intrattenere la mente con contenuti inquinanti (violenti, rabbiosi, dubbiosi, invidiosi, ecc…), non indulgere in pensieri scorretti, in bramosie, in desideri, non farsi travolgere dalle emozioni. Lo si fa meditando e studiando certo, ma lo si fa anche con la credenza che queste sane abitudini mentali ci porteranno a una serenità duratura.
«La pulizia che purifica la mente consiste nella distruzione delle tre tendenze innate che dipendono dalle convenzioni sociali, dalle regole prescritte e dai limiti fisici. L’acqua e l’argilla usate per questa pulizia sono la vera conoscenza e il distacco» [2].
Il distacco è ciò che ci permette di raggiungere la conoscenza, la conoscenza è ciò che ci permette di mantenere il distacco. Per raggiungere questo binomio occorre prima sforzarsi di ripulire la propria mente e il proprio animo divenendo ben consapevoli di quanto i nostri pensieri e di conseguenza i nostri comportamenti siano condizionati dalle convenzioni sociali, culturali, familiari, relazionali. Il lavoro da fare riguarda in sostanza il proprio karman.
Occorre allora essere ben motivati, comprendere la necessità dell’analisi interiore che mira a purificare il corpo, occorre riconoscere il superamento del karma una credenza sì, ma largamente divisa e corroborata (si può scegliere di non usare il termine karman, ma la sostanza rimane la stessa) proprio quanto l’idea che mangiare sano sia un elemento fondamentale per la nostra salute fisica.
Mangiare sano è considerato qualcosa di intelligente e così dovrebbe essere affrontare se stessi, che si voglia o meno raggiungere l’esperienza della realizzazione finale e della serenità duratura:
«Soltanto quando la mente è purificata da un atteggiamento favorevole dell’intelligenza, attraverso la meditazione diventa possibile vedere l’Ātman indivisibile. […] E’ infatti attraverso la mente purificata che l’Ātman si rivela chiaramente» [3].
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La lezione pratica di hatha-yoga “La scienza dell’Ātman”, in diretto rapporto con questo articolo, pone l’attenzione sui nostri condizionamenti e su come l’oggettività che si instaura con la pratica yoga permetta di superarli.
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- Shandilya-upanishad, 1.1.
- Maitreya-upanishad, 2.10.
- Mundaka-upanishad, 3.1.8-9.