ARTICOLO – Insegnare ad agire

ARTICOLO – Insegnare ad agire

Insegnare ad agire

 

Aparigraha è tradotto in genere come “non ricevere” o “non accumulare”. Si tratta di due concetti abbastanza diversi tra loro e non sempre è immediato capire cosa può accomunarli tanto da risultare uniti in un unico termine, aparigraha appunto.

Per capire meglio il senso di aparigraha conviene partire dalla sua etimologia.

Come si nota dalle due traduzioni sopra non esiste un termine diretto e univoco, ma si usa invece la negazione di un verbo. Di fatto la a privativa rende l’opposto del termine parigraha. Esattamente come non possiamo, per esempio, capire il termine “apolitico” senza sapere cosa significa la parola “politico”, così non possiamo veramente capire aparigraha senza una comprensione profonda della parola parigraha.

«Parigraha significa “ammassare”, “desiderare ardentemente”, “cercare”, “afferrare” e “ricevere o accettare” beni materiali o doni da altri» [1].

e ancora

«La parola parigraha  include anche l’idea di fare del bene con l’aspettativa di un beneficio o di una ricompensa, non solo per il gusto di fare del bene. Parigraha include i risultati e l’intento; in altre parole, indica gli atteggiamenti di desiderio ardente, possessività e accumulo, ma anche le cose che sono state acquisite a causa di quegli atteggiamenti.» [2].

infine

«Monier-Williams afferma che la parola parigraha ha radici anche nei testi vedici, riferendosi alla recinzione di un altare, alla chiusura di qualcosa, all’assunzione o all’indossare un vestito o alla ricezione di qualcosa. Nei testi dei Brahmana e successivi, il termine significa contestualmente accettare o prendere un dono; acquisire, possedere, rivendicare, controllare qualcosa come una proprietà; assistenza; o forza vincolante sugli altri. In alcuni testi, la radice riflette lo stato di matrimonio o di avere una famiglia» [3].

Il senso della a privativa è rendere l’opposto.

Quindi aparigraha «significa mantenere il desiderio di beni materiali a ciò che è necessario o importante, il che dipende dalla fase della vita e dal contesto […] La virtù di aparigraha significa caratteristicamente prendere ciò di cui si ha veramente bisogno e niente di più» [4]. Questo è indubbiamente pertinente, ma se si guarda un po’ più a fondo e si comprende bene il senso di parigraha, ci si rende conto di come aparigraha abbia delle fortissime affinità con il principio base del karma-yoga: agire senza attaccarsi ai frutti dell’azione.

L’inserire questo concetto tra gli yama, che sono atteggiamenti mentali e comportamentali da tenere come principi di vita, diviene così un modo per Patanjali di contemplare nel suo Yoga il karma-yoga.  Non a caso si dice che uno dei motivi per cui viene chiamato “yoga regale” è perché esso, in un’unico sistema, è capace di riassumere tutti i tipi principali di yoga (karma, bhakti, jnāna).

Dunque se è vero che da una parte aparigraha ci vuole educare a vivere col minimo necessario per non avere pensieri inutili legati alla gestione di ciò che accumuliamo, dall’altra esso ci vuole insegnare ad agire solo per il mero senso di coscienza (e l’impossibilità di fare altrimenti) senza pensare al ritorno che ne possiamo avere. 

Ciò che mi necessita è ciò che non posso fare a meno di avere e quindi in un certo senso di fare. Se sto morendo di fame, devo avere del cibo e sarà dunque per me conveniente cacciare. La mia azione si svolgerà sì per un fine in parte egoistico, ma non c’è brama, solo impossibilità di agire diversamente a meno di non lasciarsi morire che non necessariamente può essere la soluzione migliore (per esempio se ho delle responsabilità verso altri, se ho un figlio, ecc.).

L’esempio per eccellenza di questa situazione è citato nella Bhagavad-gītā con l’incitazione da parte di Krishna nei confronti di Arjuna a combattere. Non c’era brama di vittoria, non c’è il desiderio di avere un regno o di avere potere,  non c’è bisogno di beni materiali. Arjuna deve combattere perché in quella situazione è la cosa più giusta e conveniente da fare per il bene di tutti.

Ecco quindi che aparigraha si intende non solo nella materialità vera e propria, non solo nel rendersi la vita leggera possedendo poche cose o non impegnandosi con altri accettando doni o favori. Aparigraha si esplica nell’azione e ancor di più nell’atteggiamento che si ha nei confronti dell’azione da compiere. Per questo evidentemente si situa tra gli yama.

 

aparigraha
Ganesha è da sempre venerato per richiedere favori, protezione, fortuna nelle imprese, la devozione è praticata al fine di ottenerne un beneficio.

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Le  lezioni pratiche di hatha-yogaAparigraha” e “Parigraha” , in diretto rapporto con questo articolo, danno modo di confrontarsi personalmente con i concetti qui analizzati.

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  1. https://en.wikipedia.org/wiki/Non-possession
  2. Ibidem.
  3. Ibidem.
  4. Ibidem.